La perfezione del nero
Una visualizzazione della passione
 
A John piacciono le more. Da sempre. Il suo ricordo d’infanzia più chiaro è forse sua madre che si sistema i boccoli davanti allo specchio nella penombra della camera una sera di fine estate. Ogni tanto gli torna in mente la sua prima fidanzatina, Lisa, i lunghi capelli color della notte raccolti in una treccia ordinata. Tutte le sue ragazze hanno avuto i capelli scuri; solo una volta ha provato a stare insieme a una rossa, ma la cosa non ha funzionato affatto. I capelli neri gli trasmettono un senso di ordine, di stabilità e di equilibrio: caratteristiche che ha ritrovato in Gina dal primo momento in cui ha posato gli occhi su di lei.
Gina è perfetta. Ogni volta che pensa a lei, John non può evitare di essere percorso da un fremito. Il loro amore è esploso come una bomba nel deserto, e lo ho salvato da anni di solitudine che si trascinavano lenti uno uguale all’altro. L’ha incontrata per la prima volta in un negozio vicino casa sua e ne è rimasto folgorato, senza speranza però di rivederla mai più; quando nei giorni successivi ha continuato a incrociarla ha immaginato che si fosse trasferita lì da poco, e visto il sorriso timido ma velato di malizia che lei gli rivolgeva, si è fatto coraggio ed è andato a parlarle. Ha scoperto con gioia che oltre alle lunghe gambe e alla scollatura generosa, Gina ha molto altro da offrirgli: una mente e un corpo senza difetti pronti a soddisfare qualsiasi sua voglia, sempre. Il corteggiamento è stato breve, sono finiti a letto insieme quasi subito, e a convivere poco dopo. Aveva ragione John, Gina non ha amici, è nuova in città, e d’altronde anche lui ha allentato a poco a poco i rapporti con la sua vecchia compagnia, perché quello che lei ha da dare gli basta.
John pensa a questo mentre si prepara per andare al lavoro. Si mette il cartellino del negozio di fotografia in cui lavora, indossa gli occhiali e si liscia i baffi. Sorride allo specchio e schiocca le labbra: sarà una grande giornata, lo sente.
Esce dal bagno, beve un caffè appoggiato al bancone, guarda fuori dalla finestra. È molto presto, Gina dorme ancora. Le lascia un biglietto sul tavolino di fianco all’ingresso, su cui ha sistemato un mazzo di rose rosse. Oggi festeggiano tre mesi insieme.
John guida per venti minuti, lascia la macchina nel parcheggio accanto all’ingresso e saluta la cameriera del bar di fronte, come sempre, e come sempre, per tutto il giorno, Gina è nelle sue vene. È una presenza totalizzante che gli riempie la mente mentre i pochi clienti si susseguono nelle ore della mattina; la pensa sviluppando rullini che contengono le vite degli altri. Un tempo era solito invidiare quegli istanti fissati nell’eternità dall’obiettivo, sognare di farne parte, ma adesso non più. Quello che sente per Gina è completamente appagante.
Aspetta la pausa pranzo e poi si dedica al suo progetto speciale. Vuole regalare a Gina un album di fotografie dei loro primi mesi. Le sistema con cura nell’album bianco che ha scelto, poi le guarda tutte, una per una. Ne hanno scattate alcune proprio la sera prima, in camera da letto. John si sofferma su quelle, sulla splendida nudità di Gina, la assapora, e cresce in lui l’urgenza, vorrebbe toccarla ancora in quel modo, è un bisogno assoluto che non si risolve nella certezza che fra poche ore l’avrà nuovamente.
Per tutto il pomeriggio non riesce a concentrarsi su altro. Conta le ore, i minuti e i secondi che lo separano da lei. Dà a una cliente la busta con le foto sbagliate, si accorge dell’errore, le corre dietro fuori dal negozio. Capelli neri. Che sia Gina? Per un momento si immagina i suoi occhi, la sua bocca, le sue braccia che lo stringono e lo lasciano senza fiato; ma è solo un attimo, poi la sconosciuta si volta e con aria un po’ perplessa ascolta il balbettio della sua spiegazione.
Le sei non arrivano mai. L’orologio impiega un’eternità a percorrere gli ultimi minuti che lo tengono lontano dal paradiso. Quando infine timbra il cartellino, gli sembra di capire cos’è la gioia più piena.
Vorrebbe passare a comprarle un regalo – altri fiori forse, o dei cioccolatini – ma non c’è tempo. Deve correre da lei. Non lo fermano semafori rossi né strisce pedonali, il piede schiaccia l’acceleratore senza pietà. Finalmente arriva, ecco il vialetto, parcheggia con le ruote sul prato ma non gli importa. Non ci vede più.
Entra in casa e si sbatte la porta alle spalle. “Gina, dove sei?”. La cucina è vuota e silenziosa, in salotto non c’è nessuno. Sale le scale, la porta della camera è socchiusa. “Vuole farmi una sorpresa... Chissà cosa avrà preparato…”.
E Gina è lì che lo aspetta. È sul letto, la vestaglia di pizzo allentata sul seno. È per lui, lo vuole, lui lo sa. Le braccia sono tese nelle sua direzione e lui quasi vi si getta dentro. Non importa se l’abbraccio è un po’ rigido, le labbra fredde e lo sguardo fisso. Sotto alle mani la pelle di gomma di Gina gli sembra la carne più calda che abbia mai conosciuto.
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