Nella Roma istituzionale dello scontro ideologico su culture e integrazione, lo storico mercato di Porta Portese diviene rappresentazione del "mercato globale".

Qui i Rom di numerosi campi romani, la domenica stendono abusivamente i teli con la
loro mercanzia accanto a migliaia di altri banchi, più tollerati ma ugualmente fuori legge.

Negli ultimi anni le giunte comunali hanno osteggiato i Rom che lavoravano in questo
mercato, capovolgendo gli equilibri che da anni regolamentavano Porta Portese.
Equilibri e regole non istituzionali , ma da sempre funzionali ed eque, senza distinzione di etnia o nazionalità.
Una "battaglia legale" che ha fomentato una guerra fra poveri.
Tra i gestori delle migliaia di bancarelle molti hanno colto con favore l'opportunità di ridurre la concorrenza, ma non tutti.
Tanti altri hanno compreso che dietro il termine "legalità" vi erano interessi personali e meno equità di prima.
Questo ha spinto i Rom ad abbandonare lo storico mercato romano e a trasferire il
commercio all'interno dei loro stessi campi.

Le conseguenze son state inaspettatamente positive. Hanno portato con se molti fruitori del mercato, hanno aperto le porte dei campi, facendo loro il vero passo avanti per l'integrazione.
Ed oggi è l'interno del campo rom ad esser multietnico ed integrato, 
non il territorio circostante.

Il reportage ha lo scopo di mostrare l'approccio a questo tipo di commercio e la sua estetica , un parallelo fra le dinamiche economiche e quelle sociali.

Quella che vendono infatti è per lo più paccottiglia di poco valore, che trova però sempre un'ampia schiera di appassionati, affaristi e "cacciatori di tesori".
Svuotano cantine, rovistano nei cassonetti, per poi vendere di domenica quel poco di
buono che trovano durante la settimana.

Sono gli scarti dimenticati di quella società che li rifiuta.
Scarti che con loro riacquistano un valore, diverso e determinato dal contesto in cui rientrano sul mercato.
Il valore delle cose è spesso dato dal peso e dal materiale, non dalla fattura o dal marchio - termini di valutazione del "mercato" esterno.
E' questo il motivo del grande interesse del pubblico per i loro oggetti. Un computer può valere paradossalmente molto meno di un pesante sportello di ghisa.

In primo piano ci sono le donne Rom , che come da loro tradizione matriarcale,
gestiscono il commercio, dichiarano i prezzi e contrattano con gli acquirenti.
Sono ragazze e donne, affascinati e stanche.
Provate da quell' arrangiarsi "Per forza di cose".
Gli uomini sono relegati al solo compito di controllare il telo con la merce.

Le foto sono scattate alla "loro altezza", fra le gambe del pubblico che li circonda e le braccia tese a valutare gli oggetti.
Sono immagini "casuali" e caotiche come il movimento che brulica attorno alla merce.
Solo alcune fotografie sono scattate con l'intenzione di mostrarsi, e mostrate il mezzo, proprio con lo scopo di infastidire, turbare ed insospettire; perché per quanto disponibili al dialogo restano sempre una comunità chiusa, o meglio, ghettizzata dall'esterno.
 
 
 
 
 
Photographer: Alessandro Stelluti Cesi
Writer: Alessandro Stelluti Cesi
Camera: Nikon D200, Apple Iphone4
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Reportage fotografico.

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